La donna è mamma: è un complimento non insulto. Ci arriva pure Sanremo

È la prima parola che diciamo “mmm-ma-ma”. E quella che custodiamo fino all’ultimo respiro. Mia nonna evocava sua mamma per i suoi insegnamenti con quella punta di orgoglio e quando affetta da malattia, con le ultime energie della vita, ricordo che in dialetto diceva “oh muè” (oh madre). La mamma è l’esperienza percepibile più decisiva della nostra vita. Mamma è quell’universo di tenerezza e dolcezza che ci allatta, ci culla, ci fa crescere, ci porta a scuola, a musica, a sport, ci cura la febbre, ci insegue mentre da adolescenti e adulti scappiamo dal suo tentacolare cordone ombelicale. Se nella nostra esperienza, mamma è un’esperienza positiva, come può essere un insulto dire a una donna mamma? Può forse essere un insulto dire a un uomo, padre?

La donna è generatrice e custode della vita. Ce lo ha scritto nei suoi geni e nel suo tratto. La maternità non è una scelta ma è una fortuna di molte. Sono tante le donne che vorrebbero diventare mamme e non lo possono diventare!!! Si capisce bene che la parola scelta è stretta, è falsa, perché non spiega la realtà tutta. Siamo piccoli di fronte alla natura, non scegliamo ma “subiamo”. Comunque l’esperienza del limite non ci deve far arrabbiare e far diventare zitelle e zitelli acidi (nel caso della paternità). Il limite va guardato e per chi riesce amato. Penso che se non impariamo a convivere coi limiti, in generale nella vita rischiamo di essere dei perenni frustrati.

D’Avenia ne “L’arte di essere fragili” suggeriva che “il senso del limite non è sconfitta ma apertura…tutto è destinato a finire, questa è l’essenziale fragilità del mondo. Il destino, il limite a noi imposto, si può non solo subire, morendo, si può anche abitare, e magari amare….la risposta è la riparazione o l’arte di essere fragili”.

È chiaro che una donna vuol dire tante cose. Non solo mamma ma anche manager in carriera, capo di Stato e conduttrice di Sanremo. Ma non c’è niente di male a dire che una donna è anche splendidamente madre. È un complimento non è un insulto. Un valore aggiunto. Una cosa bellissima.

E se a Sanremo si è voluto parlare di donna come madre, non c’è nessun passo involutivo, ma solo un’esaltazione di un tratto, di un carattere della donna. Non sarà certo l’unico, ma manco il più misero. E guardiamola la realtà: non c’è mica una mamma costretta a fare la calza al caminetto, ma una mamma incredibile che dirige il palco dell’Ariston meglio di tutti.

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