Al centro delle oltre 600 pagine che scorrono come un bicchiere d’acqua c’è un omicidio, ma non è un poliziesco, c’è la suspense, ma non è un thriller, ripetutamente si inscena il teatro degli equivoci, ma non è una commedia.
È qualcosa di nuovo. Il punto di forza non viene dal sottofondo di ambientazioni esotiche alla Cussler, né dagli enigmi di confraternite del passato alla Dan Brown, né dagli spionaggi tra tribunali alla Grisham. Quello che più di tutto è a tema non è il giallo (che comunque è frutto di immaginazione talentuosa) ma sono le psicologie dei personaggi: nella loro routine o nella loro esasperazione (a volte stereotipata), eppure dai tratti così riconoscibili nella commedia della vita di tutti i giorni. Vuoi che sono i tuoi, vuoi che sono di chi hai intorno. Successo, potere, ambizione, amore corrisposto e non corrisposto, gelosia, caducità della vita, famiglia, malattia, eredità, solitudine.
Sono talmente tuoi i personaggi che non ci sono descrizioni fisiche (scelta dell’autore dichiarata in interviste), ma sei tu a doverci cucire addosso le fisionomie.
La scrittura è semplice, pulita e puntuale: come il jet d’eau di Ginevra che Dicker menziona sempre, quasi fosse un grande monumento.
La ciliegina sulla torta dell’apprezzamento di questo libro è poi la scelta dell’autore di entrare nel romanzo, ma non come espediente per snocciolare la trama e mettere luce sul giallo, bensì per raccontare se stesso: il suo successo inaspettato come scrittore, il suo amore sconfinato per il suo editore, da poco scomparso. Insomma il libro è pure una biografia. È davvero difficile collocarlo nel giusto scaffale delle librerie.
#JoelDicker con la sua personalità così forte interpreta quasi un genere a sè e che sono certo farà scuola.
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Al centro delle oltre 600 pagine che scorrono come un bicchiere d’acqua c’è un omicidio, ma non è un poliziesco, c’è la suspense, ma non è un thriller, ripetutamente si inscena il teatro degli equivoci, ma non è una commedia.
È qualcosa di nuovo. Il punto di forza non viene dal sottofondo di ambientazioni esotiche alla Cussler, né dagli enigmi di confraternite del passato alla Dan Brown, né dagli spionaggi tra tribunali alla Grisham. Quello che più di tutto è a tema non è il giallo (che comunque è frutto di immaginazione talentuosa) ma sono le psicologie dei personaggi: nella loro routine o nella loro esasperazione (a volte stereotipata), eppure dai tratti così riconoscibili nella commedia della vita di tutti i giorni. Vuoi che sono i tuoi, vuoi che sono di chi hai intorno. Successo, potere, ambizione, amore corrisposto e non corrisposto, gelosia, caducità della vita, famiglia, malattia, eredità, solitudine.
Sono talmente tuoi i personaggi che non ci sono descrizioni fisiche (scelta dell’autore dichiarata in interviste), ma sei tu a doverci cucire addosso le fisionomie.
La scrittura è semplice, pulita e puntuale: come il jet d’eau di Ginevra che Dicker menziona sempre, quasi fosse un grande monumento.
La ciliegina sulla torta dell’apprezzamento di questo libro è poi la scelta dell’autore di entrare nel romanzo, ma non come espediente per snocciolare la trama e mettere luce sul giallo, bensì per raccontare se stesso: il suo successo inaspettato come scrittore, il suo amore sconfinato per il suo editore, da poco scomparso. Insomma il libro è pure una biografia. È davvero difficile collocarlo nel giusto scaffale delle librerie.
#JoelDicker con la sua personalità così forte interpreta quasi un genere a sè e che sono certo farà scuola.