Elezioni europee: astensionismo, fuori sede e luoghi comuni

Elezioni europee 2024, tra astensionismo, giovani fuori sede e almeno 5 luoghi comuni

I giovani, un massa indistinta e fissa.

Elezioni europee, 2024. “Tempo al tempo i giovani ribalteranno il voto”. Questo il commento di molti analisti di fronte al risultato diffuso da YouTrend che vedrebbe le indicazioni di voto under 30 così ripartite: Partito Democratico 18%, Movimento 5 Stelle 17%, Alleanza Verdi e Sinistra 16%. Una frase che dicono dalla notte dei tempi. E, puntualmente, ci sono sempre i nuovi giovani che dovrebbero ribaltare quelli che erano i giovani di ieri. Come se i giovani fossero un’ideologia. Come se i giovani fossero una massa indistinta che non cambiasse idea. Non maturassero né prendessero strade diverse da quella del primo voto.

Mi domando se quanti affermano questo si siano fermati due minuti a guardarsi indietro nel tempo, a quando avevano 18 anni; quale partito avevano votato? E negli anni successivi? Hanno tutti seguito un percorso lineare? Ci sono tanti fattori tra i giovani tra cui l’inesperienza, l’indecisione del “votare in mezzo’, l’estremismo del “votare agli angoli’, per non parlare del condizionamento della scuola (urca, se ti condiziona) e dei genitori.

Elezioni europee. Superati i 30 anni sei subito vecchio?

Quando hai trent’anni sei nel pieno del mondo del lavoro e cominci a capire come gira il mondo. A pagare le bollette. A fare una dichiarazione dei redditi. Cominci ad avere figli e magari a capire cosa vuol dire davvero “famiglia”. C’è chi ha partorito e sa cosa significhi una gravidanza. “Love is love” è ormai retorica da festa hawaiana e mojito che ti lasci alle spalle. Adesso ci sono le turbolenze di rapportarsi con i figli: individui davanti a sé che non obbediscono più “all’utero è mio e decido io”.

Di programmi elettorali ne hai già letti abbastanza: sai che sono il libro dei sogni e inizi a districartici dentro, in quel labirinto di parole.

Se hai militato in politica probabilmente ne hai viste di luci e ombre. I tuoi valori che a vent’anni li vedevi come un blocco granitico, adesso diventano un’ardesia fatta di strati sovrapposti. Non hai più gli occhi disincantati nel dire “quelli hanno ragione e quelli torto”, ma il tuo voto è ponderato col bilancino, con l’esperienza. Esperienza ancora fresca come il pane ed è per questo che il voto dei trentenni, dei quarantenni e via discorrendo – diciamolo una volta per tutte – non ha affatto meno dignità di quello under 30. Non si può nemmeno dire che sia come il vino che migliora, semplicemente è di pari livello.

È quanto successe per il referendum del Regno Unito “Brexit”: i giovani della generazione Erasmus venivano visti come i migliori perché votarono Remain. I lavoratori – in particolare gli uomini delle campagne – quelli che insomma le politiche europee le subivano sulle loro zappe e sui loro trattori, venivano beffeggiati come trogloditi perché votarono Exit.

Elezioni europee. L’astensionismo sempre “agli sconfitti’

Questa storia che l’astensionismo stia sempre dalla parte degli sconfitti è insopportabile. Probabilmente se tutti avessero votato avremmo avuto un quadro simile a quell’attuale: oppure no! Magari sarebbe stato completamente diverso ma nessuno può dire come. Quindi basta tirare per la giacchetta gli astensionisti: non hanno voluto votare e non vogliono di certo essere assimilati ai partiti perdenti. Inoltre, tra i disaffezionati che non hanno votato c’è di sicuro l’esercito dei no-greenpass. E questi dove si dovrebbero incasellare? Probabilmente sono ex elettori di destra o ex grillini. Chi può dirlo. Se i vincitori hanno X voti del 49% dei votanti. I perdenti hanno pur sempre X voti del 49% dei votanti non uno di più.

Elezioni europee. I fuori sede.

I fuori sede “la nuova potenza di fuoco” secondo i giornali mainstream. Ma perché mai dovrebbe far tremare il governo? I numeri sono bassissimi: 17.500 voti. Un quartiere dormitorio, ma di quelli piccoli. Probabilmente tanti del profondo Sud, quindi non può meravigliare che solo 98 anime votino Lega. E, probabilmente, tanti sono anche arrabbiati con il sistema che li mette in moto per mancanza di università di livello vicino a casa e perché mette in moto i loro genitori che cercano lavoro su.

Ad ogni modo, non devono certo votare Meloni ma almeno ringraziare colei che per la prima volta nella Storia li ha fatti votare. Parafrasando Voltaire, (Meloni e Voltaire mi perdoneranno), potremmo dire : “Tu non la pensi come me ma io sono disposto a morire pur di farti votare lontano da casa”.

Le preferenze sono fascismo?

La campagna elettorale è stata marcatamente polarizzata sugli slogan “fascismo” e “antifascismo”. Analizzando non i contenuti delle persone ma la forma scelta per essere eletti dei due candidati portavoce di questo etichettamento bisogna notare un cortocircuito. Sto parlando di Vannacci (a detta di molti bandiera del neofascismo) e Salis (paladina dell’antifascismo). Il primo era posizionato ultimo nella lista Lega, viceversa la seconda era capolista nella lista Verdi-Sinistra. Paradossalmente, quindi, per Vannacci le porte per il Parlamento Europeo si sarebbero aperte solo in base alle sue forze, in base cioè alle preferenze: una via trasparentemente democratica; al contrario per Salis, con la prima posizione, una volta superato lo sbarramento sarebbe entrata in Parlamento europeo. E la cronaca racconta che Vannacci ha preso oltre 500mila preferenze, Salis oltre 150mila.

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Mi domando se quanti affermano questo si siano fermati due minuti a guardarsi indietro nel tempo, a quando avevano 18 anni; quale partito avevano votato? E negli anni successivi? Hanno tutti seguito un percorso lineare? Ci sono tanti fattori tra i giovani tra cui l’inesperienza, l’indecisione del “votare in mezzo’, l’estremismo del “votare agli angoli’, per non parlare del condizionamento della scuola (urca, se ti condiziona) e dei genitori.

Elezioni europee. Superati i 30 anni sei subito vecchio?

Quando hai trent’anni sei nel pieno del mondo del lavoro e cominci a capire come gira il mondo. A pagare le bollette. A fare una dichiarazione dei redditi. Cominci ad avere figli e magari a capire cosa vuol dire davvero “famiglia”. C’è chi ha partorito e sa cosa significhi una gravidanza. “Love is love” è ormai retorica da festa hawaiana e mojito che ti lasci alle spalle. Adesso ci sono le turbolenze di rapportarsi con i figli: individui davanti a sé che non obbediscono più “all’utero è mio e decido io”.

Di programmi elettorali ne hai già letti abbastanza: sai che sono il libro dei sogni e inizi a districartici dentro, in quel labirinto di parole.

Se hai militato in politica probabilmente ne hai viste di luci e ombre. I tuoi valori che a vent’anni li vedevi come un blocco granitico, adesso diventano un’ardesia fatta di strati sovrapposti. Non hai più gli occhi disincantati nel dire “quelli hanno ragione e quelli torto”, ma il tuo voto è ponderato col bilancino, con l’esperienza. Esperienza ancora fresca come il pane ed è per questo che il voto dei trentenni, dei quarantenni e via discorrendo – diciamolo una volta per tutte – non ha affatto meno dignità di quello under 30. Non si può nemmeno dire che sia come il vino che migliora, semplicemente è di pari livello.

È quanto successe per il referendum del Regno Unito “Brexit”: i giovani della generazione Erasmus venivano visti come i migliori perché votarono Remain. I lavoratori – in particolare gli uomini delle campagne – quelli che insomma le politiche europee le subivano sulle loro zappe e sui loro trattori, venivano beffeggiati come trogloditi perché votarono Exit.

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I fuori sede “la nuova potenza di fuoco” secondo i giornali mainstream. Ma perché mai dovrebbe far tremare il governo? I numeri sono bassissimi: 17.500 voti. Un quartiere dormitorio, ma di quelli piccoli. Probabilmente tanti del profondo Sud, quindi non può meravigliare che solo 98 anime votino Lega. E, probabilmente, tanti sono anche arrabbiati con il sistema che li mette in moto per mancanza di università di livello vicino a casa e perché mette in moto i loro genitori che cercano lavoro su.

Ad ogni modo, non devono certo votare Meloni ma almeno ringraziare colei che per la prima volta nella Storia li ha fatti votare. Parafrasando Voltaire, (Meloni e Voltaire mi perdoneranno), potremmo dire : “Tu non la pensi come me ma io sono disposto a morire pur di farti votare lontano da casa”.

Le preferenze sono fascismo?

La campagna elettorale è stata marcatamente polarizzata sugli slogan “fascismo” e “antifascismo”. Analizzando non i contenuti delle persone ma la forma scelta per essere eletti dei due candidati portavoce di questo etichettamento bisogna notare un cortocircuito. Sto parlando di Vannacci (a detta di molti bandiera del neofascismo) e Salis (paladina dell’antifascismo). Il primo era posizionato ultimo nella lista Lega, viceversa la seconda era capolista nella lista Verdi-Sinistra. Paradossalmente, quindi, per Vannacci le porte per il Parlamento Europeo si sarebbero aperte solo in base alle sue forze, in base cioè alle preferenze: una via trasparentemente democratica; al contrario per Salis, con la prima posizione, una volta superato lo sbarramento sarebbe entrata in Parlamento europeo. E la cronaca racconta che Vannacci ha preso oltre 500mila preferenze, Salis oltre 150mila.

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