1. 2024: dimissioni di Macron, ciclone europee
Anno 2024, dimissioni di Macron. Se si pensa agli anni del suo primo mandato dal 2017 in poi, sembra davvero passato un secolo. Politicamente parlando lo è. Macron era l’aspirante leader dell’Unione Europea. L’Italia vedeva la parabola discendente di Berlusconi. La Merkel passava il testimone del suo incarico ma non la sua influenza. Macron sognava un’Europa forte a trazione francese e nel salotto di Rai Tre, con la benedizione di Fazio, cercava di convincere gli italiani.
Nessuno avrebbe previsto che le elezioni europee del 2024, quelle che trai confini dell’Esagono lo vedono in carica al secondo mandato, potessero segnare la sua fine. Il trionfo del suo partito rivale “Rassemblement National”, guidato da Marine Le Pen, sancisce definitivamente che la sua idea di Europa è fallita. A urne concluse Macron ha preso la parola dall’Eliseo per annunciare lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di nuove elezioni in Francia per il 30 giugno e il 7 luglio.

1.1 Le precedenti dimissioni nella V Repubblica di Francia
La V Repubblica francese nasce nel 1958 e ha visto ad oggi sei “dissolutions” (scioglimenti) dell’Assemblea nazionale. A differenza dell’Italia, la seconda camera del sistema politico francese, il Senato, non si può sciogliere ma resta in carica sebbene con funzioni non politiche.
- 1962, Charles de Gaulle scioglie l’Assemblea per la prima volta dopo una mozione di censura contro il suo governo
- 1968, sempre Charles de Gaulle a fronte del “maggio ’68” decide di fare un passo indietro
- 1981, François Mitterand indice elezioni e il Paese da destra volta al PS con maggioranza assoluta
- 1988, François Mitterand per la seconda volta scioglie l’Assemblea e sale al potere Michel Rocard con un governo socialista a maggioranza relativa
- 1997, Jacques Chirac scioglie l’Assemblea e ne consegue un esito poco favorevole: una coabitazione con la sinistra, con Lionel Jospin come Primo ministro.
- 2024, Emmanuel Macron scioglie l’Assemblea a seguito delle politiche europee che danno il doppio dei voti a Marine Le Pen rispetto al suo partito
I primi due scioglimenti hanno visto la riconferma dei gaullisti, ed è ciò che auspica Macron che ha sciolto l’Assemblea richiamando al senso di “responsabilità” contro l’estrema destra. Ma potrebbe anche succedere come fu per le successive due volte con Mitterand che l’esito delle urne non confermi il Presidente che ha indetto elezioni bensì si crei una maggioranza di polo opposto.
2. 2019, Fazio intervista Macron: “No sovranismi, sì Europa forte”
Lo stile delle interviste di Fazio non è certo quello di mettere pepe e scagliare provocazioni. Che siano interviste ai politici o promozione di libri o cd, bisogna essere onesti, c’è poca differenza. Per questo anche con Macron l’intervista si caratterizza per il continuo annuire di Fazio, manco temesse davvero di perdere il posto per colpa del governo giallo-verde e dovesse farsi assumere da Macron negli studi France1 o France2. L’intervista parte con quel “Parigi è un po’ una capitale d’Italia” – secondo Fazio – per via dei tanti italiani che ci vivono. Una battuta che suona come zuccheratissimo convenevole. Si prosegue, poi, senza porre alcuna domanda su Libia, nessuna domanda su Ventimiglia, sui gilet gialli, su Africa-cfa, su Trump, Salvini, Lepen o Di Maio. Ma allora, di cosa si è parlato?

2.1 Macron, le citazioni
Amato o odiato (più odiato di sicuro in questi ultimi mesi) ma di Macron non si può dire che non sia colto. Di sicuro emerge come primo della classe rispetto al livello a cui siamo abituati qui in Italia. Da Zingaretti a Renzi, da Di Maio a Salvini, diciamo che la mediocrità nei discorsi da noi è bipartisan. Questo non significa che essere colti voglia dire essere bravi amministratori politici, sia chiaro, ma resta il fatto che vedere Macron che senza traduttore capisce perfettamente l’italiano (e parla anche ottimamente inglese) è una cosa per noi lunare.
Macron ha fatto diverse citazioni. Sulla domanda su come conciliare una maggiore Unione Europea con le richieste dei sovranisti, Macron menziona Umberto Eco, e quel “la lingua dell’Europa è la traduzione” che dice tutto. Dice di come l’Europa cresce se resterà ensemble di popoli, quindi non c’è spazio per nessuna UE ibrido.
Sull’emergenza immigrazione, Macron cita Roberto Saviano e quei “trafficanti di vite umane che sono il vero pericolo da bloccare”. Macron ribadisce che l’Europa ha avuto delle colpe ad aver lasciato sola l’Italia ad affrontare la crisi degli sbarchi. I numeri sono stati troppo alti e hanno generato paura. Ma questa paura va bloccata perché genera razzismo e odio.
E qui la terza citazione, Freud: “Il razzismo è il sintomo del malessere di una società”.
Subito dopo arriva una lunga risposta alla domanda di Fazio sull’antisemitismo che per Macron è alimentato a destra e a sinistra e anche dall’islamismo radicale. L’ebreo è il capro espiatorio dei nostri problemi, “è l’altro che non sopportiamo, è l’operaio, è il bolscevico, è il globalizzato”.

2.2 Macron. Come risolvere i problemi?
Di parole, di belle parole ne sono state dette tante ma, concretamente, quali ricette? Come Macron voglia far crescere il sentimento europeo non si è molto capito. Eppure è ovvio a tutti – Brexit docet, Catalogna docet, populisti vari docet – che oggi sia ai minimi termini.
Macron dice:
“Serve cambiare il capitalismo contemporaneo; serve far sviluppare i paesi africani così la gente non parte; serve convincere la gente che la Tav si deve fare”.
Una serie di buoni propositi non accompagnati da indicazioni di metodo sul cosa intenda fare per attuarli.
Macron parla di esigenza di un nuovo sogno europeo, usa le parole rinascimento europeo e dice che ciò che fa forte i nostri popoli è l’umanesimo europeo. Tuttavia Macron non dice a cosa si riferisce con questo umanesimo. Insomma, viene da chiedersi, esso avrà delle radici? Non è certo un concetto astratto sempre esistito. Probabilmente è da lì che si deve ripartire. Riconoscendo e alimentado le radici.
2.3 Europa unita contro Cina e Trump
Macron dice:
“Con una Cina da una parte e con gli Stati Uniti a trazione Trump dall’altra, se l’Europa non è unita non va da nessuna parte”.
Ma basta riconoscere che “l’unione fa la forza” per far crescere l’amore per l’Europa? L’Europa intesa come soltanto forza economica non fa crescere il sentimento, anzi. Ma all’obiezione di Fazio: “L’Europa non è odiata proprio perché è vista come regole calate dall’alto e tecnocrazia?” Macron brevemente risponde di no. Eppure i gilet gialli, i pastori sardi, le elezioni tra i vari Paesi sembrano dire il contrario e alle europee di maggio 2019 dubito si vedranno spegnere i movimenti “anti Europa”. Ma anche questo problema non viene approfondito da Fazio che svincola nella domanda: “Ma lei che è il presidente più giovane della storia di Francia si sente giovane? Che cos’è per lei la giovinezza“.
La risposta:
“Sono pieno di sogni quindi mi sento giovane”.
Fine dell’intervista. E fine anche dei nostri sogni di capire che scenari ci saranno ad esempio coi gilet gialli e con la nostra Europa.
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Nessuno avrebbe previsto che le elezioni europee del 2024, quelle che trai confini dell’Esagono lo vedono in carica al secondo mandato, potessero segnare la sua fine. Il trionfo del suo partito rivale “Rassemblement National”, guidato da Marine Le Pen, sancisce definitivamente che la sua idea di Europa è fallita. A urne concluse Macron ha preso la parola dall’Eliseo per annunciare lo scioglimento del Parlamento e la convocazione di nuove elezioni in Francia per il 30 giugno e il 7 luglio.

1.1 Le precedenti dimissioni nella V Repubblica di Francia
La V Repubblica francese nasce nel 1958 e ha visto ad oggi sei “dissolutions” (scioglimenti) dell’Assemblea nazionale. A differenza dell’Italia, la seconda camera del sistema politico francese, il Senato, non si può sciogliere ma resta in carica sebbene con funzioni non politiche.
- 1962, Charles de Gaulle scioglie l’Assemblea per la prima volta dopo una mozione di censura contro il suo governo
- 1968, sempre Charles de Gaulle a fronte del “maggio ’68” decide di fare un passo indietro
- 1981, François Mitterand indice elezioni e il Paese da destra volta al PS con maggioranza assoluta
- 1988, François Mitterand per la seconda volta scioglie l’Assemblea e sale al potere Michel Rocard con un governo socialista a maggioranza relativa
- 1997, Jacques Chirac scioglie l’Assemblea e ne consegue un esito poco favorevole: una coabitazione con la sinistra, con Lionel Jospin come Primo ministro.
- 2024, Emmanuel Macron scioglie l’Assemblea a seguito delle politiche europee che danno il doppio dei voti a Marine Le Pen rispetto al suo partito
I primi due scioglimenti hanno visto la riconferma dei gaullisti, ed è ciò che auspica Macron che ha sciolto l’Assemblea richiamando al senso di “responsabilità” contro l’estrema destra. Ma potrebbe anche succedere come fu per le successive due volte con Mitterand che l’esito delle urne non confermi il Presidente che ha indetto elezioni bensì si crei una maggioranza di polo opposto.
2. 2019, Fazio intervista Macron: “No sovranismi, sì Europa forte”
Lo stile delle interviste di Fazio non è certo quello di mettere pepe e scagliare provocazioni. Che siano interviste ai politici o promozione di libri o cd, bisogna essere onesti, c’è poca differenza. Per questo anche con Macron l’intervista si caratterizza per il continuo annuire di Fazio, manco temesse davvero di perdere il posto per colpa del governo giallo-verde e dovesse farsi assumere da Macron negli studi France1 o France2. L’intervista parte con quel “Parigi è un po’ una capitale d’Italia” – secondo Fazio – per via dei tanti italiani che ci vivono. Una battuta che suona come zuccheratissimo convenevole. Si prosegue, poi, senza porre alcuna domanda su Libia, nessuna domanda su Ventimiglia, sui gilet gialli, su Africa-cfa, su Trump, Salvini, Lepen o Di Maio. Ma allora, di cosa si è parlato?

2.1 Macron, le citazioni
Amato o odiato (più odiato di sicuro in questi ultimi mesi) ma di Macron non si può dire che non sia colto. Di sicuro emerge come primo della classe rispetto al livello a cui siamo abituati qui in Italia. Da Zingaretti a Renzi, da Di Maio a Salvini, diciamo che la mediocrità nei discorsi da noi è bipartisan. Questo non significa che essere colti voglia dire essere bravi amministratori politici, sia chiaro, ma resta il fatto che vedere Macron che senza traduttore capisce perfettamente l’italiano (e parla anche ottimamente inglese) è una cosa per noi lunare.
Macron ha fatto diverse citazioni. Sulla domanda su come conciliare una maggiore Unione Europea con le richieste dei sovranisti, Macron menziona Umberto Eco, e quel “la lingua dell’Europa è la traduzione” che dice tutto. Dice di come l’Europa cresce se resterà ensemble di popoli, quindi non c’è spazio per nessuna UE ibrido.
Sull’emergenza immigrazione, Macron cita Roberto Saviano e quei “trafficanti di vite umane che sono il vero pericolo da bloccare”. Macron ribadisce che l’Europa ha avuto delle colpe ad aver lasciato sola l’Italia ad affrontare la crisi degli sbarchi. I numeri sono stati troppo alti e hanno generato paura. Ma questa paura va bloccata perché genera razzismo e odio.
E qui la terza citazione, Freud: “Il razzismo è il sintomo del malessere di una società”.
Subito dopo arriva una lunga risposta alla domanda di Fazio sull’antisemitismo che per Macron è alimentato a destra e a sinistra e anche dall’islamismo radicale. L’ebreo è il capro espiatorio dei nostri problemi, “è l’altro che non sopportiamo, è l’operaio, è il bolscevico, è il globalizzato”.

2.2 Macron. Come risolvere i problemi?
Di parole, di belle parole ne sono state dette tante ma, concretamente, quali ricette? Come Macron voglia far crescere il sentimento europeo non si è molto capito. Eppure è ovvio a tutti – Brexit docet, Catalogna docet, populisti vari docet – che oggi sia ai minimi termini.
Macron dice:
“Serve cambiare il capitalismo contemporaneo; serve far sviluppare i paesi africani così la gente non parte; serve convincere la gente che la Tav si deve fare”.
Una serie di buoni propositi non accompagnati da indicazioni di metodo sul cosa intenda fare per attuarli.
Macron parla di esigenza di un nuovo sogno europeo, usa le parole rinascimento europeo e dice che ciò che fa forte i nostri popoli è l’umanesimo europeo. Tuttavia Macron non dice a cosa si riferisce con questo umanesimo. Insomma, viene da chiedersi, esso avrà delle radici? Non è certo un concetto astratto sempre esistito. Probabilmente è da lì che si deve ripartire. Riconoscendo e alimentado le radici.
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Macron dice:
“Con una Cina da una parte e con gli Stati Uniti a trazione Trump dall’altra, se l’Europa non è unita non va da nessuna parte”.
Ma basta riconoscere che “l’unione fa la forza” per far crescere l’amore per l’Europa? L’Europa intesa come soltanto forza economica non fa crescere il sentimento, anzi. Ma all’obiezione di Fazio: “L’Europa non è odiata proprio perché è vista come regole calate dall’alto e tecnocrazia?” Macron brevemente risponde di no. Eppure i gilet gialli, i pastori sardi, le elezioni tra i vari Paesi sembrano dire il contrario e alle europee di maggio 2019 dubito si vedranno spegnere i movimenti “anti Europa”. Ma anche questo problema non viene approfondito da Fazio che svincola nella domanda: “Ma lei che è il presidente più giovane della storia di Francia si sente giovane? Che cos’è per lei la giovinezza“.
La risposta:
“Sono pieno di sogni quindi mi sento giovane”.
Fine dell’intervista. E fine anche dei nostri sogni di capire che scenari ci saranno ad esempio coi gilet gialli e con la nostra Europa.