Da Parigi a Genova, dopo secoli tornano due opere di Legnanino
Legnanino: ritrovamento shock
Scoperti a Parigi – In una galleria d’arte, Lorenzo Giammattei – storico dell’arte ed esperto del XVIII secolo – vede due bozzetti ad olio riguardanti scene di vita di San Filippo Neri e non può rimanerne indifferente. La sua mente, infatti, lo riporta ad un anno prima, a Genova: nella chiesa di San Filippo Neri di via Lomellini. Proprio in quello scrigno barocco, Giammattei aveva osservato con attenzione i due affreschi che decorano il presbiterio. Nella parete destra, è raffigurato San Filippo intento a predicare in presenza di San Carlo Borromeo, mentre nella parete sinistra, la scena narra di San Filippo che dà la comunione alla sorella di San Carlo. Quelli che vede a Parigi sono proprio loro: i bozzetti di Stefano Maria Legnani detto “Il Legnanino” realizzati in preparazione agli affreschi che eseguirà nel 1712.


Dopo secoli, ritorno a Genova
Ne rimane sorpreso, avvisa i padri oratoriani di Genova. “Era un dovere filologico farli rientrare in patria”, afferma a Fattore Arte, Giammattei.
Un rientro incredibile. Un colpo di fortuna il loro ritrovamento, ma anche un colpo di bravura dello storico dell’arte il riconoscimento e un lavoro di sinergia tra Chiesa e istituzioni per renderne possibile il ritorno a Genova. Ed è così che ufficialmente il 6 novembre 2025, sono stati presentati alla città in un evento pubblico nella Chiesa di San Filippo. “In questa occasione i due bozzetti cioè i due fratelli minori – come affettuosamente li chiama Padre Mauro De Gioia, oratoriano e membro della Commissione per i beni culturali ecclesiastici – si possono ammirare ciascuno sotto il corrispettivo affresco cioè il loro fratello maggiore”.


Legnanino, chi è e perché si chiama così?
Stefano Maria Legnani nasce a Milano nel 1661 da famiglia originaria di Saronno. Inzia la sua formazione a Bologna, alla scuola emiliana di Carlo Cignani. Prosegue a Roma, influenzandosi con lo stile barocchetto di Giovan Battista Gaulli (il Baciccio). Infine a Genova, alla scuola barocca genovese di Domenico Piola e Gregorio de Ferrari.
Molto attivo in Lombardia e Piemonte, si ricorda tra le committenze sabaude la decorazione di numerosi ambienti di Palazzo Carignano per Emanuele Filiberto di Savoia.
Perché è soprannominato così? Perché è terzo di una dinastia di pittori. Preceduto dal nonno Tommaso e dal padre Giovanni Ambrogio. Stefano Maria è il piccolo della genealogia, per questo è detto “il Legnanino”, ma nella storia dell’arte diventa il più grande.
La carità intellettuale
Perché la Chiesa da sempre – e ancor oggi come dimostra questo intervento – è interessata a comissionare e acquistare opere d’arte? “Come dice Antonio Rosmini, la carità ha una triplice dimensione. C’è la carità materiale – quella che è nota tutti – poi c’è la carità spirituale e, a fare da legame tra le due, c’è la carità intellettuale”, spiega padre Mauro De Gioia.
“L’arte è un atto di carità intellettuale. Da qui il senso dell’investire in arte. Le chiese da sempre sono arte gratuita, accessibile a tutti. Sono arte offerta ad ogni status sociale”.
In particolare la Congregazione Oratoriana è legata allo sviluppo dell’arte, come “strumento per sostenere e corroborare la sua azione evangelizzatrice”.
“San Filippo Neri era amico di Federico Barocci. Lo chiamava ‘il mio pittore’. E con la sua” Visitazione”, San Filippo ebbe un episodio di estasi”, dice De Gioia.

In quel “bullezzumme” aria di novità
“L’arrivo di Legnanino a Genova avviene – come si direbbe in dialetto – in un periodo di bullezzumme, insomma di rimescolamenti per l’arte”, dice Giacomo Montanari, storico dell’arte docente all’Università di Genova e Assessore alla Cultura di Genova. “Da una parte abbiamo il vuoto lasciato dalla morte di grandi pittori, pilastri per la città come Domenico Piola. Dall’altra è il tempo di nuovi eredi e di nuovi gusti pittorici. Ecco, Legnanino si fa spazio in questo contesto di rinnovamento”.
Il ruolo sociale degli studiosi d’arte
Ma ciò che colpisce ancora l’assessore è la lezione che questa vicenda ha da dire alla città. “Penso che questo intervento di recupero metta bene in luce uno dei ruoli dello studioso d’arte nella nostra società. Egli è colui che riconoscendo delle opere diventa mediatore affinché si possa andare a ricucire certi strappi della storia dell’arte. Strappi che, per motivi diversi, ci privano di opere vuoi perché siano lontane o smarrite”, conclude Montanari, “ed è affascinante vedere come da queste intuizioni si sviluppino percorsi di cittadinanza”.

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Da Parigi a Genova, dopo secoli tornano due opere di Legnanino
Legnanino: ritrovamento shock
Scoperti a Parigi – In una galleria d’arte, Lorenzo Giammattei – storico dell’arte ed esperto del XVIII secolo – vede due bozzetti ad olio riguardanti scene di vita di San Filippo Neri e non può rimanerne indifferente. La sua mente, infatti, lo riporta ad un anno prima, a Genova: nella chiesa di San Filippo Neri di via Lomellini. Proprio in quello scrigno barocco, Giammattei aveva osservato con attenzione i due affreschi che decorano il presbiterio. Nella parete destra, è raffigurato San Filippo intento a predicare in presenza di San Carlo Borromeo, mentre nella parete sinistra, la scena narra di San Filippo che dà la comunione alla sorella di San Carlo. Quelli che vede a Parigi sono proprio loro: i bozzetti di Stefano Maria Legnani detto “Il Legnanino” realizzati in preparazione agli affreschi che eseguirà nel 1712.


Dopo secoli, ritorno a Genova
Ne rimane sorpreso, avvisa i padri oratoriani di Genova. “Era un dovere filologico farli rientrare in patria”, afferma a Fattore Arte, Giammattei.
Un rientro incredibile. Un colpo di fortuna il loro ritrovamento, ma anche un colpo di bravura dello storico dell’arte il riconoscimento e un lavoro di sinergia tra Chiesa e istituzioni per renderne possibile il ritorno a Genova. Ed è così che ufficialmente il 6 novembre 2025, sono stati presentati alla città in un evento pubblico nella Chiesa di San Filippo. “In questa occasione i due bozzetti cioè i due fratelli minori – come affettuosamente li chiama Padre Mauro De Gioia, oratoriano e membro della Commissione per i beni culturali ecclesiastici – si possono ammirare ciascuno sotto il corrispettivo affresco cioè il loro fratello maggiore”.


Legnanino, chi è e perché si chiama così?
Stefano Maria Legnani nasce a Milano nel 1661 da famiglia originaria di Saronno. Inzia la sua formazione a Bologna, alla scuola emiliana di Carlo Cignani. Prosegue a Roma, influenzandosi con lo stile barocchetto di Giovan Battista Gaulli (il Baciccio). Infine a Genova, alla scuola barocca genovese di Domenico Piola e Gregorio de Ferrari.
Molto attivo in Lombardia e Piemonte, si ricorda tra le committenze sabaude la decorazione di numerosi ambienti di Palazzo Carignano per Emanuele Filiberto di Savoia.
Perché è soprannominato così? Perché è terzo di una dinastia di pittori. Preceduto dal nonno Tommaso e dal padre Giovanni Ambrogio. Stefano Maria è il piccolo della genealogia, per questo è detto “il Legnanino”, ma nella storia dell’arte diventa il più grande.
La carità intellettuale
Perché la Chiesa da sempre – e ancor oggi come dimostra questo intervento – è interessata a comissionare e acquistare opere d’arte? “Come dice Antonio Rosmini, la carità ha una triplice dimensione. C’è la carità materiale – quella che è nota tutti – poi c’è la carità spirituale e, a fare da legame tra le due, c’è la carità intellettuale”, spiega padre Mauro De Gioia.
“L’arte è un atto di carità intellettuale. Da qui il senso dell’investire in arte. Le chiese da sempre sono arte gratuita, accessibile a tutti. Sono arte offerta ad ogni status sociale”.
In particolare la Congregazione Oratoriana è legata allo sviluppo dell’arte, come “strumento per sostenere e corroborare la sua azione evangelizzatrice”.
“San Filippo Neri era amico di Federico Barocci. Lo chiamava ‘il mio pittore’. E con la sua” Visitazione”, San Filippo ebbe un episodio di estasi”, dice De Gioia.

In quel “bullezzumme” aria di novità
“L’arrivo di Legnanino a Genova avviene – come si direbbe in dialetto – in un periodo di bullezzumme, insomma di rimescolamenti per l’arte”, dice Giacomo Montanari, storico dell’arte docente all’Università di Genova e Assessore alla Cultura di Genova. “Da una parte abbiamo il vuoto lasciato dalla morte di grandi pittori, pilastri per la città come Domenico Piola. Dall’altra è il tempo di nuovi eredi e di nuovi gusti pittorici. Ecco, Legnanino si fa spazio in questo contesto di rinnovamento”.
Il ruolo sociale degli studiosi d’arte
Ma ciò che colpisce ancora l’assessore è la lezione che questa vicenda ha da dire alla città. “Penso che questo intervento di recupero metta bene in luce uno dei ruoli dello studioso d’arte nella nostra società. Egli è colui che riconoscendo delle opere diventa mediatore affinché si possa andare a ricucire certi strappi della storia dell’arte. Strappi che, per motivi diversi, ci privano di opere vuoi perché siano lontane o smarrite”, conclude Montanari, “ed è affascinante vedere come da queste intuizioni si sviluppino percorsi di cittadinanza”.

