Scappare da un’Unione Sovietica sull’orlo dell’implosione per arrivare in Francia: la pittura di Inga Ikonen è sacra e colorata come una cattedrale gotica
L’arte come rivalsa? Rivincita? L’arte come germoglio che spunta da un suolo intriso di dolore? L’arte di Inga Ikonen potrebbe farci pensare anche a questo.
Le pennellate di Ikonen sono spesso malinconiche e disegnano dei “ghirigori” che ricordano davvero una visione e un sogno. Danno il senso di un’atmosfera gotica. In effetti i colori accesi – azzurri, gialli e rossi – emergono da sfondi terrosi – marroni e grigi – come fossero delle vetrate di una cattedrale gotica. Ad esempio, si capisce bene nel quadro “Angelico” in cui un uomo ha le ali azzurre intense che contrastano con tutto il resto, come se volesse librarsi in cielo, lontano dal mondo. Ma si evince anche nel quadro “Cerchio della vita”, dove il “ghirigoro” è il cordone ombelicale che si prolunga dal feto e disegna un cerchio gigante infuocato come infuocate sono le prove della vita. Appeso al cordone si vede un omino piccolino che cerca di non cadere nel vuoto e di resistere il più possibile.


La storia di Inga Ikonen: ombre e luci
“L’Unione Sovietica che crolla, mio padre che muore quando ho solo 17 anni, mio fratello tossicodipendente che muore di AIDS, io incinta decido assieme a mia madre di scappare in Francia”, racconta a Fattore Arte così il suo passato Inga Ikonen, pittrice e affrescatrice cresciuta in Kazakistan e naturalizzata francese.
“La fame, l’attesa della domanda di asilo, le notti a dormire per strada, i rifugi per i migranti”. Nella mente di Ikonen scorrono queste immagini dolorose. Ma nel buio anche le prime luci: “La nascita della mia prima figlia, la Scuola di Belle Arti, il lavoro nei campi, diventare dipendente di un’associazione che aiuta i migranti, la mia seconda figlia, il mio secondo lavoro come donna delle pulizie”.
Una lenta risalita, una lotta per afferrare ed affermarsi nella vita. Per arrivare, poi, ad una vita scelta: la carriera di artista. Forse seguendo l’imprinting del padre pittore?
Le ispirazioni di Ikonen
“Ogni giorno scrivo pagine di difficoltà e di gioie nel romanzo della mia vita“, con tono calmo e risoluto dice. E quel romanzo è fatto di quadri. “Dipingo da sempre. A guidarmi sono i sentimenti, i ricordi, i sogni e le visioni, anche se a volte affiorano paure e allora decido di fare qualcosa di più chiaro, soleggiato”.
Oggi Inga Ikonen ha 45 anni e una consapevolezza di sé forte, ma domare il suo passato non è stato facile: “Per evitare le violenze e i colpi della vita ho, purtroppo, imparato a tacere, a tenere le cose dentro di me. Mi ci sono voluti vent’anni per aprirmi gradualmente, per acquisire fiducia in me stessa e per condividere le mie emozioni più liberamente”.
Padre finlandese e madre ucraina, giovinezza in Kazakhistan e maturità in Francia: dalla cultura alla geografia, Inga Ikonen è per forza di cose espressione di molteplici influenze. “La pittura mi permette sia di riconnettermi con l’infanzia passata sia di vivere il momento presente serenamente e intensamente. Gli odori, i colori, la dolcezza, questi sono i miei primi ricordi legati all’arte nell’atelier di mio padre”.
Molteplici interpretazioni
Ikonen in “Nascita di un fiore” parla di un fiore che nasce da un terreno ostile, parabola della vita. Ma molti – come me – potranno vederci un fiore che nasce da un uovo. Ciò esprime in modo sintetico ed efficace la sovrapposizione del regno animale e vegetale. Certamente, se quello fosse un uovo sarebbe un’immagine assolutamente “irreale” eppure altrettanto reale perché racconterebbe a colpo d’occhio una verità profonda: il mondo naturale è tutto iperconnesso e della stessa matrice.

Un’altra opera di Ikonen si intitola “CO2” e l’autrice rivela che si tratta di un fiore simbolo di un amore forte e dell’invidia che esso può suscitare. I petali, però, sembrano una nuvola e pensando alla scelta del titolo non si può che pensare ad una nuvola tossica come quella di anidride carbonica: molecola che se in eccesso riscalda il pianeta ammalandolo. Il titolo, quindi, potrebbe nello spettatore far pensare a qualcosa di diverso rispetto alla descrizione dell’opera dell’autrice. E se fosse un amore tossico? Un amore così ben saldo nelle radici che si fa fatica ad estirpare?
Il bello della pittura di Ikonen è che pur avendo elementi figurativi delineati lascia tantissimo spazio alla propria interpretazione.

Tra i quadri preferiti della pittrice c’è “Mi fa fiorire” perché “lo sbocciare del fiore materializza il sentimento interiore di amore e rinascita”. Oppure c’è “Metamorfosi” in cui esprime “la voglia di vivere, inventare, scoprire, volare via”, sensazioni che la accompagnano fin dall’infanzia e adolescenza.


Ikonen e le sue esposizioni
In Alsazia, la regione in cui vive, Ikonen nel 2024 ha esposto al museo d’arte contemporanea Dan Gerbo che si trova a Mulhouse. In corso ci sono collaborazioni con gallerie d’arte tra Svizzera, Germania e Italia e tra gli obiettivi prossimi, nel 2026 esporrà al Temple Saint-Etienne della città di Mulhouse, sempre in Alsazia.
Ma per Inga Ikonen non c’è soltanto l’intento di condividere la sua arte nelle gallerie, bensì mettersi in relazione con le altre forme di arte: “Collaboro con il musicista electro Arm Vahag e lo scrittore franco-canadese Régis Carlo. Potete vedere tutto ciò su instagram”.
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Scappare da un’Unione Sovietica sull’orlo dell’implosione per arrivare in Francia: la pittura di Inga Ikonen è sacra e colorata come una cattedrale gotica
L’arte come rivalsa? Rivincita? L’arte come germoglio che spunta da un suolo intriso di dolore? L’arte di Inga Ikonen potrebbe farci pensare anche a questo.
Le pennellate di Ikonen sono spesso malinconiche e disegnano dei “ghirigori” che ricordano davvero una visione e un sogno. Danno il senso di un’atmosfera gotica. In effetti i colori accesi – azzurri, gialli e rossi – emergono da sfondi terrosi – marroni e grigi – come fossero delle vetrate di una cattedrale gotica. Ad esempio, si capisce bene nel quadro “Angelico” in cui un uomo ha le ali azzurre intense che contrastano con tutto il resto, come se volesse librarsi in cielo, lontano dal mondo. Ma si evince anche nel quadro “Cerchio della vita”, dove il “ghirigoro” è il cordone ombelicale che si prolunga dal feto e disegna un cerchio gigante infuocato come infuocate sono le prove della vita. Appeso al cordone si vede un omino piccolino che cerca di non cadere nel vuoto e di resistere il più possibile.


La storia di Inga Ikonen: ombre e luci
“L’Unione Sovietica che crolla, mio padre che muore quando ho solo 17 anni, mio fratello tossicodipendente che muore di AIDS, io incinta decido assieme a mia madre di scappare in Francia”, racconta a Fattore Arte così il suo passato Inga Ikonen, pittrice e affrescatrice cresciuta in Kazakistan e naturalizzata francese.
“La fame, l’attesa della domanda di asilo, le notti a dormire per strada, i rifugi per i migranti”. Nella mente di Ikonen scorrono queste immagini dolorose. Ma nel buio anche le prime luci: “La nascita della mia prima figlia, la Scuola di Belle Arti, il lavoro nei campi, diventare dipendente di un’associazione che aiuta i migranti, la mia seconda figlia, il mio secondo lavoro come donna delle pulizie”.
Una lenta risalita, una lotta per afferrare ed affermarsi nella vita. Per arrivare, poi, ad una vita scelta: la carriera di artista. Forse seguendo l’imprinting del padre pittore?
Le ispirazioni di Ikonen
“Ogni giorno scrivo pagine di difficoltà e di gioie nel romanzo della mia vita“, con tono calmo e risoluto dice. E quel romanzo è fatto di quadri. “Dipingo da sempre. A guidarmi sono i sentimenti, i ricordi, i sogni e le visioni, anche se a volte affiorano paure e allora decido di fare qualcosa di più chiaro, soleggiato”.
Oggi Inga Ikonen ha 45 anni e una consapevolezza di sé forte, ma domare il suo passato non è stato facile: “Per evitare le violenze e i colpi della vita ho, purtroppo, imparato a tacere, a tenere le cose dentro di me. Mi ci sono voluti vent’anni per aprirmi gradualmente, per acquisire fiducia in me stessa e per condividere le mie emozioni più liberamente”.
Padre finlandese e madre ucraina, giovinezza in Kazakhistan e maturità in Francia: dalla cultura alla geografia, Inga Ikonen è per forza di cose espressione di molteplici influenze. “La pittura mi permette sia di riconnettermi con l’infanzia passata sia di vivere il momento presente serenamente e intensamente. Gli odori, i colori, la dolcezza, questi sono i miei primi ricordi legati all’arte nell’atelier di mio padre”.
Molteplici interpretazioni
Ikonen in “Nascita di un fiore” parla di un fiore che nasce da un terreno ostile, parabola della vita. Ma molti – come me – potranno vederci un fiore che nasce da un uovo. Ciò esprime in modo sintetico ed efficace la sovrapposizione del regno animale e vegetale. Certamente, se quello fosse un uovo sarebbe un’immagine assolutamente “irreale” eppure altrettanto reale perché racconterebbe a colpo d’occhio una verità profonda: il mondo naturale è tutto iperconnesso e della stessa matrice.

Un’altra opera di Ikonen si intitola “CO2” e l’autrice rivela che si tratta di un fiore simbolo di un amore forte e dell’invidia che esso può suscitare. I petali, però, sembrano una nuvola e pensando alla scelta del titolo non si può che pensare ad una nuvola tossica come quella di anidride carbonica: molecola che se in eccesso riscalda il pianeta ammalandolo. Il titolo, quindi, potrebbe nello spettatore far pensare a qualcosa di diverso rispetto alla descrizione dell’opera dell’autrice. E se fosse un amore tossico? Un amore così ben saldo nelle radici che si fa fatica ad estirpare?
Il bello della pittura di Ikonen è che pur avendo elementi figurativi delineati lascia tantissimo spazio alla propria interpretazione.

Tra i quadri preferiti della pittrice c’è “Mi fa fiorire” perché “lo sbocciare del fiore materializza il sentimento interiore di amore e rinascita”. Oppure c’è “Metamorfosi” in cui esprime “la voglia di vivere, inventare, scoprire, volare via”, sensazioni che la accompagnano fin dall’infanzia e adolescenza.


Ikonen e le sue esposizioni
In Alsazia, la regione in cui vive, Ikonen nel 2024 ha esposto al museo d’arte contemporanea Dan Gerbo che si trova a Mulhouse. In corso ci sono collaborazioni con gallerie d’arte tra Svizzera, Germania e Italia e tra gli obiettivi prossimi, nel 2026 esporrà al Temple Saint-Etienne della città di Mulhouse, sempre in Alsazia.
Ma per Inga Ikonen non c’è soltanto l’intento di condividere la sua arte nelle gallerie, bensì mettersi in relazione con le altre forme di arte: “Collaboro con il musicista electro Arm Vahag e lo scrittore franco-canadese Régis Carlo. Potete vedere tutto ciò su instagram”.
