Genova, “Antonio Giuseppe Santagata” alla Casa del Mutilato

L’opera censurata da Mussolini, la lapide che cela un mistero: viaggio nella Casa del Mutilato di Genova dove è allestita la mostra di Santagata


Casa del Mutilato: non solo memoriale ma centro attivo

Ci si passa davanti di sfuggita. Si alza la testa magari mentre si è al semaforo rosso, ignari di quanto quell’architettura razionalista abbia da raccontare. Quanti camminandoci a fianco avranno solo pensato ad un Memoriale. Di sicuro svolge quella funzione, ma non solo. Oltre al ricordo, la Casa del Mutilato nasce come esigenza di accoglienza e di reinserimento nella vita sociale e lavorativa dei reduci di guerra.

Questa la volontà di Carlo Delcroix, militare, politico e scrittore a cui si deve la nascita delle Case del Mutilato. Oggi sparse per tutta Italia e alcune – come quella di Genova – tuttora attive.

La costruzione è opera dell’architetto Eugenio Fuselli. “È il suo progetto capolavoro” dice Matteo Lenuzza, curatore della Casa del Mutilato di Genova, “in soli due anni, dal 1937 al 1938 ha visto la luce”. Come materiali, Fuselli sceglie di alternare il marmo bianco e nero, a ricordo delle dimore genovesi. Ma con una particolarità, “Fuselli sceglie il marmo di Levanto, nero ma dalle venature rosse, a ricordo del sacrificio, del sangue dei soldati”, aggiunge Lenuzza.

L’accesso alla Casa del Mutilato di Genova è possibile tramite scale ma anche attraverso una rampa. Una scelta ovvia, se si pensa all’utenza che doveva e deve ospitare la struttura, eppure così innovativa e che dovrebbe far riflettere se si pensa che ancor oggi in tutta Genova esistono tantissime barriere architettoniche per i disabili.

Casa del Mutilato: cantiere di mostre

La Casa del Mutilato è tutt’altro che una pietra di ricordi bensì è un centro attivo e una fucina di mostre. L’autunno 2024 vede la volta della personale: “Prove di Fede. Antonio Giuseppe Santagata”. Visitabile fino al 13 dicembre è realizzata in collaborazione con Fondazione A.N.M.I.G., Collezione Santagata e con il patrocinio dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici – Arcidiocesi di Genova. La mostra è stata fortemente voluta e sostenuta da Guido Vinacci, presidente ANMIG Genova.


Santagata è stato un pittore tardo simbolista e novecentista, affreschista della navata centrale del Santuario di Nostra Signora della Guardia di Genova. Carlo Delcroix lo volle come pittore delle Case del Mutilato perché oltre alla stima per la sua arte, Santagata era lui stesso un mutilato di guerra, e chi meglio di lui, portando sul corpo la ferita e il dolore della trincea, poteva trasmettere il giusto messaggio?

La mostra genovese è una piccola rassegna. Un corpus di 9 opere riunite grazie ai prestiti del pronipote Lorenzo Santagata.
I numeri non sono tutto, come ricordava Philippe Daverio: “Uno va in biblioteca mica per leggere tutti i libri ma per leggerne uno. Così in una pinacoteca bisognerebbe entrare per vedere un quadro alla volta”.

Nella disposizione delle opere alcune sono appoggiate sul mobile, ma come puntualizza Lenuzza, “non si possono forare i muri che sono protetti dalla sovrintendenza e i quadri distesi in orizzontale sul piano del mobile sono pensati per le esigenze di chi è in sedia a rotelle o è ipovedente“. Una mostra quindi con un occhio di riguardo per ogni disabilità.

L’opera censurata da Mussolini

Doveva intitolarsi “Monumento-ossario al fante sul monte San Michele”. Avrebbe dovuto erigersi in Veneto, un grosso complesso bronzeo posto all’apice di una scalinata la quale avrebbe riportato gli orrori della guerra, attraverso una serie di stazioni con altrettante sculture bronzee in una specie di via crucis laica. Ma il progetto dell’opera fu archiviato nel 1926 per volere del Regime, nonostante il successo alla Biennale di Venezia nel 1926.

Infatti, quell’idea di Eugenio Baroni era un’idea assolutamente da bocciare per il duce che nel mutilato vedeva l’eroe non una vittima. Per Mussolini, di mutilata c’era solo la vittoria della Prima grande guerra e, pertanto, l’impeto della propaganda in quegli anni era impegnarsi per nuovi scontri.

Oggi di quel bozzetto ne resta una parte frammentata ed è proprio nel cortile della Casa del Mutilato di Genova.

La scultura riporta un cieco, un uomo senza mano e una donna di spalle – una madre – che pare consolare i due. Il cieco ha lo sguardo in alto. Vorrebbe guardare al futuro ma senza vista non può. L’amputato alla mano reagisce con l’impeto di voler indicare quel futuro, ma senza arto non può. I soggetti si fanno metafora di un futuro incerto per l’Italia, paese uscito a pezzi dalla guerra e si fanno metafora di denuncia sociale di ogni guerra.

Eugenio Baroni, Progetto di Monumento al Fante con scalinata e diverse stazioni della “via crucis laica” (1920 – 1923)
Monumento al Fante (Eugenio Baroni, Cortile della Casa del Mutilato di Genova)

L’orrore della guerra

In sintonia con il sentimento di Baroni, Santagata realizza delle interessanti lunette delle quali in mostra si vedono i bozzetti. Gli affreschi corrispondenti sono ospitati nella Casa Madre dei Mutilati di Roma. I dipinti raccontano la Grande guerra ma non c’è alcuna celebrazione. Come si evince dall’immagine sotto dal titolo “Il ritorno”. Se in basso ci sono i militari radunati per il saluto romano. In alto si vede una folla in marcia che ricorda il Quarto Stato di Volpedo. A guidarli una donna con in braccio un neonato. Alza il bimbo come un sacerdote fa con l’ostia. Sembra benedire. Il bimbo ha braccia distese come in croce. Forse Santagata fa pensare ad altri sacrifici oltre a quello degli eroi di guerra; il sacrificio delle famiglie, donne e bambini rimasti soli o il sacrificio evocato dalla religione.

Da vedere anche il bozzetto per l’affresco che Santagata realizzerà all’ospedale Galliera di Genova.

Affresco “Il ritorno” (Casa dei Mutilati di Roma)

Il grafico della Pirelli che non aderì a Salò

In mostra oltre a Santagata, interessanti i due quadri di Alessandro Berretti. Berretti era un grafico al lavoro per le aziende Pirelli e Rinascente. Non aderì alla Repubblica di Salò e per questo si ritrovò internato. Col carboncino racconta le scene tra le sbarre ma non può che farlo con gli occhi della sua professione. Le opere hanno una precisione dei dettagli nell’abbigliamento, nelle calzature e hanno una disposizione dei soggetti da sembrare delle pubblicità.

Il Cristo lavoratore

Termina la mostra con il carboncino “Cristo lavoratore”. Santagata opta per una soluzione che vede Gesù forse nella bottega del padre ma da adulto. Sembra quasi un Cristo già risorto. La luce elettrica e la fattura del tavolo ci riportano ai giorni nostri. Santagata sceglie un Gesù contemporaneo, a testimonianza di quanto la sua carica spirituale indichi il divino nel quotidiano.

Cristo lavoratore (Collezione privata)

Casa del Mutilato: La lapide misteriosa

Sull’uscio della Casa del Mutilato di Genova c’è un lapide dedicata a “Genova medaglia d’oro della resistenza”, ma cosa si nasconde sotto? Una frase di Benito Mussolini? Il discorso che forse Mussolini fece nel giorno dell’inaugurazione della struttura? Qualcosa di scomodo pare ci debba essere scritto, altrimenti perché coprirlo? Sebbene da fonti d’archivio si ha la certezza che ci sia scritto qualcosa, non si ha una prova sufficiente che le parole abbiano così valore da ottenere dalla sovrintendenza il permesso di temporanea rimozione. Un mistero, quindi, che resterà nascosto chissà ancora per quanto.

In basso (a sinistra della Statua) la lapide che copre una scritta ignota

Un monumento silenzioso

È un monumento silenzioso quello della Casa del Mutilato di Genova. Un monumento neanche vista mare, che si colloca a due passi della grande carreggiata “Viale brigate partigiane” che collega il mondo dello shopping di Via Venti con quello delle fiere e dell’imprenditorialità del Waterfront. In due parole: la Genova della velocità e del futuro. Ma banalmente si dirà, c’è futuro senza memoria? La Casa del Mutilato di Genova è lì anche per ricordarcelo e le mostre d’arte possono essere il biglietto di invito per cogliere l’occasione.

Lascia un commento

Piaciuto l'articolo? Condividilo!

Segui “Fattore Arte” su Instagram

Articoli correlati

Pisa, “Belle époque” a Palazzo Blu

Mīlĕs, artista di fiabe grottesche, metafore dell’oggi

Genova, “Eredi dei Macchiaoli” a Palazzo della Meridiana

Seguici su Instagram

Segui “Fattore Arte” su Instagram

L’opera censurata da Mussolini, la lapide che cela un mistero: viaggio nella Casa del Mutilato di Genova dove è allestita la mostra di Santagata


Casa del Mutilato: non solo memoriale ma centro attivo

Ci si passa davanti di sfuggita. Si alza la testa magari mentre si è al semaforo rosso, ignari di quanto quell’architettura razionalista abbia da raccontare. Quanti camminandoci a fianco avranno solo pensato ad un Memoriale. Di sicuro svolge quella funzione, ma non solo. Oltre al ricordo, la Casa del Mutilato nasce come esigenza di accoglienza e di reinserimento nella vita sociale e lavorativa dei reduci di guerra.

Questa la volontà di Carlo Delcroix, militare, politico e scrittore a cui si deve la nascita delle Case del Mutilato. Oggi sparse per tutta Italia e alcune – come quella di Genova – tuttora attive.

La costruzione è opera dell’architetto Eugenio Fuselli. “È il suo progetto capolavoro” dice Matteo Lenuzza, curatore della Casa del Mutilato di Genova, “in soli due anni, dal 1937 al 1938 ha visto la luce”. Come materiali, Fuselli sceglie di alternare il marmo bianco e nero, a ricordo delle dimore genovesi. Ma con una particolarità, “Fuselli sceglie il marmo di Levanto, nero ma dalle venature rosse, a ricordo del sacrificio, del sangue dei soldati”, aggiunge Lenuzza.

L’accesso alla Casa del Mutilato di Genova è possibile tramite scale ma anche attraverso una rampa. Una scelta ovvia, se si pensa all’utenza che doveva e deve ospitare la struttura, eppure così innovativa e che dovrebbe far riflettere se si pensa che ancor oggi in tutta Genova esistono tantissime barriere architettoniche per i disabili.

Casa del Mutilato: cantiere di mostre

La Casa del Mutilato è tutt’altro che una pietra di ricordi bensì è un centro attivo e una fucina di mostre. L’autunno 2024 vede la volta della personale: “Prove di Fede. Antonio Giuseppe Santagata”. Visitabile fino al 13 dicembre è realizzata in collaborazione con Fondazione A.N.M.I.G., Collezione Santagata e con il patrocinio dell’Ufficio Beni Culturali Ecclesiastici – Arcidiocesi di Genova. La mostra è stata fortemente voluta e sostenuta da Guido Vinacci, presidente ANMIG Genova.


Santagata è stato un pittore tardo simbolista e novecentista, affreschista della navata centrale del Santuario di Nostra Signora della Guardia di Genova. Carlo Delcroix lo volle come pittore delle Case del Mutilato perché oltre alla stima per la sua arte, Santagata era lui stesso un mutilato di guerra, e chi meglio di lui, portando sul corpo la ferita e il dolore della trincea, poteva trasmettere il giusto messaggio?

La mostra genovese è una piccola rassegna. Un corpus di 9 opere riunite grazie ai prestiti del pronipote Lorenzo Santagata.
I numeri non sono tutto, come ricordava Philippe Daverio: “Uno va in biblioteca mica per leggere tutti i libri ma per leggerne uno. Così in una pinacoteca bisognerebbe entrare per vedere un quadro alla volta”.

Nella disposizione delle opere alcune sono appoggiate sul mobile, ma come puntualizza Lenuzza, “non si possono forare i muri che sono protetti dalla sovrintendenza e i quadri distesi in orizzontale sul piano del mobile sono pensati per le esigenze di chi è in sedia a rotelle o è ipovedente“. Una mostra quindi con un occhio di riguardo per ogni disabilità.

L’opera censurata da Mussolini

Doveva intitolarsi “Monumento-ossario al fante sul monte San Michele”. Avrebbe dovuto erigersi in Veneto, un grosso complesso bronzeo posto all’apice di una scalinata la quale avrebbe riportato gli orrori della guerra, attraverso una serie di stazioni con altrettante sculture bronzee in una specie di via crucis laica. Ma il progetto dell’opera fu archiviato nel 1926 per volere del Regime, nonostante il successo alla Biennale di Venezia nel 1926.

Infatti, quell’idea di Eugenio Baroni era un’idea assolutamente da bocciare per il duce che nel mutilato vedeva l’eroe non una vittima. Per Mussolini, di mutilata c’era solo la vittoria della Prima grande guerra e, pertanto, l’impeto della propaganda in quegli anni era impegnarsi per nuovi scontri.

Oggi di quel bozzetto ne resta una parte frammentata ed è proprio nel cortile della Casa del Mutilato di Genova.

La scultura riporta un cieco, un uomo senza mano e una donna di spalle – una madre – che pare consolare i due. Il cieco ha lo sguardo in alto. Vorrebbe guardare al futuro ma senza vista non può. L’amputato alla mano reagisce con l’impeto di voler indicare quel futuro, ma senza arto non può. I soggetti si fanno metafora di un futuro incerto per l’Italia, paese uscito a pezzi dalla guerra e si fanno metafora di denuncia sociale di ogni guerra.

Eugenio Baroni, Progetto di Monumento al Fante con scalinata e diverse stazioni della “via crucis laica” (1920 – 1923)
Monumento al Fante (Eugenio Baroni, Cortile della Casa del Mutilato di Genova)

L’orrore della guerra

In sintonia con il sentimento di Baroni, Santagata realizza delle interessanti lunette delle quali in mostra si vedono i bozzetti. Gli affreschi corrispondenti sono ospitati nella Casa Madre dei Mutilati di Roma. I dipinti raccontano la Grande guerra ma non c’è alcuna celebrazione. Come si evince dall’immagine sotto dal titolo “Il ritorno”. Se in basso ci sono i militari radunati per il saluto romano. In alto si vede una folla in marcia che ricorda il Quarto Stato di Volpedo. A guidarli una donna con in braccio un neonato. Alza il bimbo come un sacerdote fa con l’ostia. Sembra benedire. Il bimbo ha braccia distese come in croce. Forse Santagata fa pensare ad altri sacrifici oltre a quello degli eroi di guerra; il sacrificio delle famiglie, donne e bambini rimasti soli o il sacrificio evocato dalla religione.

Da vedere anche il bozzetto per l’affresco che Santagata realizzerà all’ospedale Galliera di Genova.

Affresco “Il ritorno” (Casa dei Mutilati di Roma)

Il grafico della Pirelli che non aderì a Salò

In mostra oltre a Santagata, interessanti i due quadri di Alessandro Berretti. Berretti era un grafico al lavoro per le aziende Pirelli e Rinascente. Non aderì alla Repubblica di Salò e per questo si ritrovò internato. Col carboncino racconta le scene tra le sbarre ma non può che farlo con gli occhi della sua professione. Le opere hanno una precisione dei dettagli nell’abbigliamento, nelle calzature e hanno una disposizione dei soggetti da sembrare delle pubblicità.

Il Cristo lavoratore

Termina la mostra con il carboncino “Cristo lavoratore”. Santagata opta per una soluzione che vede Gesù forse nella bottega del padre ma da adulto. Sembra quasi un Cristo già risorto. La luce elettrica e la fattura del tavolo ci riportano ai giorni nostri. Santagata sceglie un Gesù contemporaneo, a testimonianza di quanto la sua carica spirituale indichi il divino nel quotidiano.

Cristo lavoratore (Collezione privata)

Casa del Mutilato: La lapide misteriosa

Sull’uscio della Casa del Mutilato di Genova c’è un lapide dedicata a “Genova medaglia d’oro della resistenza”, ma cosa si nasconde sotto? Una frase di Benito Mussolini? Il discorso che forse Mussolini fece nel giorno dell’inaugurazione della struttura? Qualcosa di scomodo pare ci debba essere scritto, altrimenti perché coprirlo? Sebbene da fonti d’archivio si ha la certezza che ci sia scritto qualcosa, non si ha una prova sufficiente che le parole abbiano così valore da ottenere dalla sovrintendenza il permesso di temporanea rimozione. Un mistero, quindi, che resterà nascosto chissà ancora per quanto.

In basso (a sinistra della Statua) la lapide che copre una scritta ignota

Un monumento silenzioso

È un monumento silenzioso quello della Casa del Mutilato di Genova. Un monumento neanche vista mare, che si colloca a due passi della grande carreggiata “Viale brigate partigiane” che collega il mondo dello shopping di Via Venti con quello delle fiere e dell’imprenditorialità del Waterfront. In due parole: la Genova della velocità e del futuro. Ma banalmente si dirà, c’è futuro senza memoria? La Casa del Mutilato di Genova è lì anche per ricordarcelo e le mostre d’arte possono essere il biglietto di invito per cogliere l’occasione.

Lascia un commento

Piaciuto l'articolo? Condividilo!

Segui “Fattore Arte” su Instagram

Articoli correlati

Pisa, “Belle époque” a Palazzo Blu

Mīlĕs, artista di fiabe grottesche, metafore dell’oggi

Genova, “Eredi dei Macchiaoli” a Palazzo della Meridiana

Torna in cima