Dieci curiosità su Van Gogh, incompreso nella vita e straordinariamente amato dalla sua morte ad oggi. Con lui la pittura si aprì all’espressione dell’interiorità.
1. Morì in una misera stanzetta da 3,5 franchi di affitto
Visse in povertà e oggi è il più quotato al mondo. La domenica del 29 luglio 1890, in profonda tristezza, come lui stesso scrisse, Van Gogh si suicidò con un colpo di rivoltella. Consumò la sua agonia tra le braccia dell’amato fratello Theo. Nel mese prima di morire dipinse la chiesa di Notre-Dame di Auvers-sur-Oise.
2. Helene Kröller-Müller, la donna che lo portò al successo
Innamorata delle opere di Van Gogh fu questa donna borghese, Helene Kroken Muller, a collezionare i suoi quadri col fine di realizzarne un grande museo. Helene era interessata alla sua dimensione spirituale e alla sua ricerca di assoluto. Nel 1909, 20 anni dopo la morte di Van Gogh, acquistò molte sue opere e nel 1938 aprì il museo Kröller-Mülle che conserva 88 dipinti e 180 disegni, facendo rivivere tutte le straordinarie e intense fasi dei dieci anni di arte di Van Gogh. Ci sono tantissimi disegni in bianco e nero perché Van Gogh era un ottimo disegnatore: non è solo il pittore dal colore esplosivo come è passato alla storia.
“Van Gogh è la chiave e l’antitesi d’ora in poi ci saranno due correnti nell’arte: una basata su Van Gogh e una sulla tradizione. Egli sa toccare le corde dell’umanità dentro di noi”.
3. Scrisse 900 lettere
Van Gogh scrisse tantissime lettere, dal 1872 fino alla morte spedisce circa 900 lettere, molte al fratello Theo. Una corrispondenza che rivela i suoi pensieri sulla vita e la pittura.
4. Il dolore vero
“Sia nella figura che nel paesaggio non voglio esprimere una malinconia sentimentale ma il dolore vero”
5. Colpito dai contadini
Van Gogh è colpito dalla verità e semplicità dei contadini. Si ispira al pittore Jean François Millet e al suo modo d raccontare la vita contadina in maniera monumentale. I contadini sono vicini al ciclo della vita, con il loro lavoro di semina e di raccolta. Van Gogh li preferisce ai soggetti borghesi, in particolare si interessa ai raccoglitori di patate. Questa sua fase olandese si distingue per delle tele dai colori più terrosi.
6. A Parigi il colore, pieno di significati
A Parigi scopre il colore. Sulla collina di Montmartre prende idee da tutti gli impressionisti e dai pittori successivi. Ogni colore esprime uno stato d’animo e lo accompagnerà da ora in poi per tutta la sua vita. Il giallo dei suoi famosissimi girasoli vuole significare la sua amicizia per Gauguin. L’azzurro delle pareti della sua camera da letto, (La camera di Vincent ad Arles) rappresenta la serenità che l’autore prova all’interno della sua stanza in rapporto al disagio che riscontra oltre la finestra, nel mondo esterno.
7. In Provenza, l’esplosione della luce
Nel sud della Francia dal clima mite, Van Gogh arriva alla sua esplosione della luce e dipingendo en plein air dice:
“All’aria aperta, al vento, al sole, alla curiosità della gente si riempie il quadro alla disperata e si coglie il vero, l’essenziale”
8. I suoi quadri, lezioni di astronomia
Per motivi di salute mentale, decide di farsi ricoverare ma non smette di dipingere con esiti altissimi e sperimentando sempre forme nuove come le pennellate circolari.
Ne “La notte stellata” lo storico dell’arte Albert Boime ha ricostruito con un planetario la notte che Van Gogh aveva sopra la sua testa quando la immortalò nella tela. Angolo a destra? La Luna. L’astro lucente appena sopra la linea dell’orizzonte? È Venere. In alto a destra? La costellazione dell’Ariete. E le spirali? Sono forse delle galassie che all’epoca per la prima volta comparivano impresse in fotografie? Chi può dirlo! Non è la prima volta che abbiamo forme spiralate nelle opere dell’artista e al di là della rappresentazione scientifica ogni notte di Van Gogh porta sempre con sé una rilettura secondo la sua sensibilità interiore.
Ne “Il Sentiero di notte in Provenza” riporta un fatto astrale avvenuto il 20 aprile del 1890, quando mercurio e venere furono in congiunzione con la luna crescente. Nel quadro, il cipresso appare imponente come fosse un obelisco egiziano, mentre le persone sono appositamente rimpicciolite, per non togliere spazio al paesaggio al senso di infinito che vuole comunicare.
“Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?”
9. Il Giapponismo anche in Van Gogh
Affascinato dai colori e dal pensiero del Giappone, che secondo il suo immaginario era un mondo utopico e incontaminato, Van Gogh dipinge almeno sessanta opere che documentano il suo interesse per il paese del Sol Levante. Tra questi “Mandorlo in fiore”, dipinto a Saint-Rémy, in occasione della nascita del suo nipote, il figlio di Theo, che porta il suo stesso nome. Al fratello Theo scrive:
“Non è quasi una vera religione quella che ci insegnano questi giapponesi […] che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori?”
“Invidio ai giapponesi l’estrema nitidezza che tutte le cose hanno presso di loro. Nulla vi è mai noioso, né mi sembra mai fatto troppo di fretta. Il loro lavoro è semplice come respirare”.
10. Difende il ritratto
Negli anni in cui si diffonde la moda dei ritratti fotografici Van Gogh sostiene:
“I ritratti dipinti hanno una vita propria che si origina dall’anima del pittore e che nessuna macchina può catturare”.
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Dieci curiosità su Van Gogh, incompreso nella vita e straordinariamente amato dalla sua morte ad oggi. Con lui la pittura si aprì all’espressione dell’interiorità.
1. Morì in una misera stanzetta da 3,5 franchi di affitto
Visse in povertà e oggi è il più quotato al mondo. La domenica del 29 luglio 1890, in profonda tristezza, come lui stesso scrisse, Van Gogh si suicidò con un colpo di rivoltella. Consumò la sua agonia tra le braccia dell’amato fratello Theo. Nel mese prima di morire dipinse la chiesa di Notre-Dame di Auvers-sur-Oise.
2. Helene Kröller-Müller, la donna che lo portò al successo
Innamorata delle opere di Van Gogh fu questa donna borghese, Helene Kroken Muller, a collezionare i suoi quadri col fine di realizzarne un grande museo. Helene era interessata alla sua dimensione spirituale e alla sua ricerca di assoluto. Nel 1909, 20 anni dopo la morte di Van Gogh, acquistò molte sue opere e nel 1938 aprì il museo Kröller-Mülle che conserva 88 dipinti e 180 disegni, facendo rivivere tutte le straordinarie e intense fasi dei dieci anni di arte di Van Gogh. Ci sono tantissimi disegni in bianco e nero perché Van Gogh era un ottimo disegnatore: non è solo il pittore dal colore esplosivo come è passato alla storia.
“Van Gogh è la chiave e l’antitesi d’ora in poi ci saranno due correnti nell’arte: una basata su Van Gogh e una sulla tradizione. Egli sa toccare le corde dell’umanità dentro di noi”.
3. Scrisse 900 lettere
Van Gogh scrisse tantissime lettere, dal 1872 fino alla morte spedisce circa 900 lettere, molte al fratello Theo. Una corrispondenza che rivela i suoi pensieri sulla vita e la pittura.
4. Il dolore vero
“Sia nella figura che nel paesaggio non voglio esprimere una malinconia sentimentale ma il dolore vero”
5. Colpito dai contadini
Van Gogh è colpito dalla verità e semplicità dei contadini. Si ispira al pittore Jean François Millet e al suo modo d raccontare la vita contadina in maniera monumentale. I contadini sono vicini al ciclo della vita, con il loro lavoro di semina e di raccolta. Van Gogh li preferisce ai soggetti borghesi, in particolare si interessa ai raccoglitori di patate. Questa sua fase olandese si distingue per delle tele dai colori più terrosi.
6. A Parigi il colore, pieno di significati
A Parigi scopre il colore. Sulla collina di Montmartre prende idee da tutti gli impressionisti e dai pittori successivi. Ogni colore esprime uno stato d’animo e lo accompagnerà da ora in poi per tutta la sua vita. Il giallo dei suoi famosissimi girasoli vuole significare la sua amicizia per Gauguin. L’azzurro delle pareti della sua camera da letto, (La camera di Vincent ad Arles) rappresenta la serenità che l’autore prova all’interno della sua stanza in rapporto al disagio che riscontra oltre la finestra, nel mondo esterno.
7. In Provenza, l’esplosione della luce
Nel sud della Francia dal clima mite, Van Gogh arriva alla sua esplosione della luce e dipingendo en plein air dice:
“All’aria aperta, al vento, al sole, alla curiosità della gente si riempie il quadro alla disperata e si coglie il vero, l’essenziale”
8. I suoi quadri, lezioni di astronomia
Per motivi di salute mentale, decide di farsi ricoverare ma non smette di dipingere con esiti altissimi e sperimentando sempre forme nuove come le pennellate circolari.
Ne “La notte stellata” lo storico dell’arte Albert Boime ha ricostruito con un planetario la notte che Van Gogh aveva sopra la sua testa quando la immortalò nella tela. Angolo a destra? La Luna. L’astro lucente appena sopra la linea dell’orizzonte? È Venere. In alto a destra? La costellazione dell’Ariete. E le spirali? Sono forse delle galassie che all’epoca per la prima volta comparivano impresse in fotografie? Chi può dirlo! Non è la prima volta che abbiamo forme spiralate nelle opere dell’artista e al di là della rappresentazione scientifica ogni notte di Van Gogh porta sempre con sé una rilettura secondo la sua sensibilità interiore.
Ne “Il Sentiero di notte in Provenza” riporta un fatto astrale avvenuto il 20 aprile del 1890, quando mercurio e venere furono in congiunzione con la luna crescente. Nel quadro, il cipresso appare imponente come fosse un obelisco egiziano, mentre le persone sono appositamente rimpicciolite, per non togliere spazio al paesaggio al senso di infinito che vuole comunicare.
“Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?”
9. Il Giapponismo anche in Van Gogh
Affascinato dai colori e dal pensiero del Giappone, che secondo il suo immaginario era un mondo utopico e incontaminato, Van Gogh dipinge almeno sessanta opere che documentano il suo interesse per il paese del Sol Levante. Tra questi “Mandorlo in fiore”, dipinto a Saint-Rémy, in occasione della nascita del suo nipote, il figlio di Theo, che porta il suo stesso nome. Al fratello Theo scrive:
“Non è quasi una vera religione quella che ci insegnano questi giapponesi […] che vivono in mezzo alla natura come se fossero essi stessi dei fiori?”
“Invidio ai giapponesi l’estrema nitidezza che tutte le cose hanno presso di loro. Nulla vi è mai noioso, né mi sembra mai fatto troppo di fretta. Il loro lavoro è semplice come respirare”.
10. Difende il ritratto
Negli anni in cui si diffonde la moda dei ritratti fotografici Van Gogh sostiene:
“I ritratti dipinti hanno una vita propria che si origina dall’anima del pittore e che nessuna macchina può catturare”.