Genova, “Da Monet a Bacon”, 8 quadri imperdibili
Si può vendere un diamante e far nascere un museo? Nella punta del continente nero, il Sudafrica, una galleria d’arte ricca di tesori. La mostra genovese prova a raccontarli
Genova, “Da Monet a Bacon”: i punti di forza
La curatrice e l’approccio
C’è poco da dire, la curatrice Simona Bartolena è una garanzia. Ha portato al successo la mostra genovese a Palazzo della Meridiana sui Macchiaioli ed ora, a Palazzo Ducale, con la mostra a Genova “Da Monet a Bacon” ha costruito un percorso piacevole che analizza l’800 e il ‘900 in cui sembra quasi di sentire, in quelle tele una di fronte all’altra, lo scontro di idee dei pittori che animarono il secolo. Per la variegatura delle correnti, quindi per i diversi linguaggi che si possono osservare la mostra permette di fare un viaggio dall’approccio molto didattico.
Il Sudafrica
La mostra merita perché, insomma, il Sudafrica non è proprio dietro l’angolo, e tutte le opere provengono dalla Johannesburg Art Gallery e nell’esposizione si potrà conoscere la singolare storia di quella galleria nata per volontà di una donna borghese speciale: Lady Florence Phillips (1863-1940). Una donna che desiderava regalare alla punta del continente nero un polo d’arte e cultura. Così con impegno, tenacia e mettendo insieme molti soldi – per acquistare le prime opere vendette il prezioso diamante azzurro regalatole dal marito, giusto per dire la statura di Lady Florence – nel 1919 riuscì ad aprire la galleria al pubblico.
Ma il Sudafrica non è solo un contenitore da riempire con Impressionismo e Romanticismo made in Europe, negli occhi di Lady Phillips ci sono anche tanti artisti locali in cui credere (e gli ostacoli da superare sono tantissimi). Come non riconoscere in tutto questo una figura anticipatrice di una cultura d’amicizia tra bianchi e neri. Cultura tutt’altro che scontata considerando il duro periodo dell’Apartheid che caratterizzò la seconda metà del secolo scorso.
Genova, “Da Monet a Bacon”: i punti di debolezza
Il titolo “bait”
Se vi aspettate di vedere molto Monet e molto Bacon, siete fuori pista. Purtroppo il titolo fa parte di quelli che indicano esclusivamente “l’arco temporale”. Monet e Bacon sono giusto la A e la Z della mostra e di loro non c’è che un singolo quadro e neanche così di pregio. Un po’ come accade sulle notizie in rete in cui ci sono i “click bait” ossia i titoli che fanno da esca perché tu sia attirato a cliccare ed entrare nel sito, così il titolo della mostra vuole attirare con due nomi celebri più visitatori possibili.
Ma il rischio è di deludere chi si crea altre aspettative (e con le sue ragioni) e soprattutto non dare valore a ciò che più di tutto ha valore: i quadri di tanti artisti famosi ma che risiedono in una terra lontana. Io avrei decisamente invertito titolo e sottotitolo ponendo al centro Johannesburg e il Sudafrica con un titolo più originale.
La pittura locale
Dalla Johannesburg art gallery si stupiscono che gli si chieda in prestito i quadri locali, si stupiscono che nel vecchio mondo possano interessare i “black artist”, come li chiamano lì. Eppure sono proprio loro la novità, i volti sconosciuti che rappresentano il valore aggiunto della mostra. Fa effetto vedere i quadri che denunciano l’apartheid, come quello che ritrae degli africani intenti a ballare rigorosamente rintanati in casa, perché per i neri era vietato ballare all’aperto. Si poteva osare di più e ampliare la sezione africana richiedendo molte più opere. Senza timore che il pubblico non capisse e non apprezzasse, d’altronde le mostre servono per educarci. Per tradire il pubblico con la promessa di Monet, meglio correre il rischio di una proposta inedita.
Genova, “Da Monet a Bacon”: ecco gli 8 capolavori
1. Il Romanticismo
2. I Preraffaelliti
A Genova, la mostra da Monet a Bacon permette anche di fissare negli occhi una delle “femmes fatales” di uno dei protagonisti dei Preraffaelliti
3. Il Realismo
4. Il Puntinismo
5. L’impressionismo
6. Il Post impressionismo
7. Il Cubismo
8. Arte sudafricana
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Genova, “Da Monet a Bacon”, 8 quadri imperdibili
Si può vendere un diamante e far nascere un museo? Nella punta del continente nero, il Sudafrica, una galleria d’arte ricca di tesori. La mostra genovese prova a raccontarli
Genova, “Da Monet a Bacon”: i punti di forza
La curatrice e l’approccio
C’è poco da dire, la curatrice Simona Bartolena è una garanzia. Ha portato al successo la mostra genovese a Palazzo della Meridiana sui Macchiaioli ed ora, a Palazzo Ducale, con la mostra a Genova “Da Monet a Bacon” ha costruito un percorso piacevole che analizza l’800 e il ‘900 in cui sembra quasi di sentire, in quelle tele una di fronte all’altra, lo scontro di idee dei pittori che animarono il secolo. Per la variegatura delle correnti, quindi per i diversi linguaggi che si possono osservare la mostra permette di fare un viaggio dall’approccio molto didattico.
Il Sudafrica
La mostra merita perché, insomma, il Sudafrica non è proprio dietro l’angolo, e tutte le opere provengono dalla Johannesburg Art Gallery e nell’esposizione si potrà conoscere la singolare storia di quella galleria nata per volontà di una donna borghese speciale: Lady Florence Phillips (1863-1940). Una donna che desiderava regalare alla punta del continente nero un polo d’arte e cultura. Così con impegno, tenacia e mettendo insieme molti soldi – per acquistare le prime opere vendette il prezioso diamante azzurro regalatole dal marito, giusto per dire la statura di Lady Florence – nel 1919 riuscì ad aprire la galleria al pubblico.
Ma il Sudafrica non è solo un contenitore da riempire con Impressionismo e Romanticismo made in Europe, negli occhi di Lady Phillips ci sono anche tanti artisti locali in cui credere (e gli ostacoli da superare sono tantissimi). Come non riconoscere in tutto questo una figura anticipatrice di una cultura d’amicizia tra bianchi e neri. Cultura tutt’altro che scontata considerando il duro periodo dell’Apartheid che caratterizzò la seconda metà del secolo scorso.
Genova, “Da Monet a Bacon”: i punti di debolezza
Il titolo “bait”
Se vi aspettate di vedere molto Monet e molto Bacon, siete fuori pista. Purtroppo il titolo fa parte di quelli che indicano esclusivamente “l’arco temporale”. Monet e Bacon sono giusto la A e la Z della mostra e di loro non c’è che un singolo quadro e neanche così di pregio. Un po’ come accade sulle notizie in rete in cui ci sono i “click bait” ossia i titoli che fanno da esca perché tu sia attirato a cliccare ed entrare nel sito, così il titolo della mostra vuole attirare con due nomi celebri più visitatori possibili.
Ma il rischio è di deludere chi si crea altre aspettative (e con le sue ragioni) e soprattutto non dare valore a ciò che più di tutto ha valore: i quadri di tanti artisti famosi ma che risiedono in una terra lontana. Io avrei decisamente invertito titolo e sottotitolo ponendo al centro Johannesburg e il Sudafrica con un titolo più originale.
La pittura locale
Dalla Johannesburg art gallery si stupiscono che gli si chieda in prestito i quadri locali, si stupiscono che nel vecchio mondo possano interessare i “black artist”, come li chiamano lì. Eppure sono proprio loro la novità, i volti sconosciuti che rappresentano il valore aggiunto della mostra. Fa effetto vedere i quadri che denunciano l’apartheid, come quello che ritrae degli africani intenti a ballare rigorosamente rintanati in casa, perché per i neri era vietato ballare all’aperto. Si poteva osare di più e ampliare la sezione africana richiedendo molte più opere. Senza timore che il pubblico non capisse e non apprezzasse, d’altronde le mostre servono per educarci. Per tradire il pubblico con la promessa di Monet, meglio correre il rischio di una proposta inedita.
Genova, “Da Monet a Bacon”: ecco gli 8 capolavori
1. Il Romanticismo
2. I Preraffaelliti
A Genova, la mostra da Monet a Bacon permette anche di fissare negli occhi una delle “femmes fatales” di uno dei protagonisti dei Preraffaelliti
3. Il Realismo
4. Il Puntinismo
5. L’impressionismo
6. Il Post impressionismo
7. Il Cubismo
8. Arte sudafricana