Festa del papà: il cavalluccio marino è “un super papà” ma è strage. L’Acquario di Genova cerca di salvarli
Col loro nuoto buffo, con le loro salite e discese in verticale, con la loro coda che si arriccia tra le alghe e le gorgonie: i cavallucci marini conquistano anche lo sguardo più distratto verso il mondo marino. Ma questa loro capacità di suscitare simpatia ed empatia non è sufficiente per la loro salvaguardia. In molte aree del Pianeta è strage di cavallucci marini. Molte delle 46 specie di cavalluccio marino che esistono sono considerate a rischio di estinzione (vedi tabella IUCN, in fondo all’articolo).
Cavallucci marini: destinazione Asia
Da una parte c’è la medicina tradizionale asiatica che attribuisce a questi pesci virtù afrodisiache o curative. I cavallucci marini macinati all’interno di zuppe curerebbero cancro, problemi renali oppure infertilità e impotenza; dall’altra questi animali sono vittime del mercato dei souvenir che li trasforma in oggettistica come portachiavi oppure del mercato alimentare che li macera nell’alcol per lunghi periodi per ottenere un particolare liquore.
Le cifre ogni volta che si parla di “traffico di animali” sono da capogiro: sul mercato cinese i cavallucci marini vengono venduti a oltre 1000 dollari al chilo e la colpa è anche dell’Italia. Tra le zone epicentro di questa strage si annoverano anche il Sud America, la Spagna e il Portogallo. Si stima un traffico di 60milioni di cavallucci ogni anno. Per degli animali che vivono intorno ai 5 anni e che si riproducono in primavera e autunno, indebolire le loro popolazioni potrebbe avere conseguenze fatali.
Cavallucci marini: pescati in Puglia
C’è una zona di Italia che ha visto un vero tracollo per le specie di cavalluccio marino che abitano le nostre acque ed è la Puglia. Nel mar Piccolo di Taranto le due specie nostrane, il cavalluccio marino camuso (Hippocampus hippocampus) e il cavalluccio marino dal muso lungo (Hippocampus guttulatus), hanno visto un declino di quasi il 90% dal 2016 in avanti. E stiamo parlando di un’area che vantava una delle più grandi popolazioni di cavallucci marini del mar Mediterraneo. Purtroppo imprenditori asiatici stipulano accordi con i pescatori locali italiani per foraggiare il mercato orientale “ghiotto” di cavallucci marini. Si tratta di un vero e proprio “Ecoreato” che vede all’opera dei bracconieri.
Acquario di Genova: il progetto per salvarli
Un tentativo di risposta per far fronte a questo dramma arriva dall’Acquario di Genova, gestito da Costa Edutainment. Insieme al Comune di Taranto, al Consiglio Nazionale delle Ricerche e all’Università degli Studi di Bari è stato messo a punto un progetto di conservazione per risollevare le popolazioni pugliesi così colpite.
Da alcuni mesi, provenienti da Taranto sono arrivate nelle vasche curatoriali dell’Acquario ligure diverse coppie di cavallucci adulti della specie “Hippocampus guttulatus“. La riproduzione e le prime fasi della crescita, che sono quelle più delicate, verranno tenute sotto controllo dallo staff dell’Acquario di Genova. Obiettivo è ottenere più cavallucci possibili da rilasciare negli anni nel loro ambiente naturale.
Dove saranno liberati?
Non appena i cavallucci avranno raggiunto la taglia di sub adulti verranno reintrodotti nel mar Piccolo, luogo di provenienza dei genitori. Ma, chiaramente, per assicurarsi che il rilascio vada a buon fine, saranno posti in aree sorvegliate in cui si effettuerà un monitoraggio per due anni. Precisamente sono state individuate aree idonee all’interno del Parco Naturale Regionale “Mar Piccolo” di Taranto.
Sono il CNR e l’Università degli Studi di Bari, gli altri due protagonisti del progetto, a cui spetta il monitoraggio delle popolazioni di cavallucci sia nel momento antecedente al prelievo sia nel momento di reinserimento degli esemplari riprodotti. A loro sono affidate anche tutte le analisi genetiche.
Acquario di Genova: nuove vasche
Chi visiterà l’Acquario di Genova vedrà all’interno della Sala delle Murene il nuovo allestimento sui Cavallucci Marini. Potrà così informarsi attraverso i pannelli esplicativi del progetto ed imbattersi in due nuove vasche che affiancano gli ormai familiari cavallucci marini panciuti (provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda). Una nuova vasca presenta dei cavallucci marini rappresentanti del gruppo di Taranto, mentre l’altra è dedicata agli stranissimi Pesci ago, una specie imparentata coi cavallucci marini.
Come si riproducono? Un super papà che “partorisce”
Uno degli aspetti che più affascina sui cavallucci marini è il fatto che si tratta di uno dei pochi esempi in natura di “mammo”, nel senso che il cavalluccio marino è un super papà. La femmina depone le uova all’interno della tasca addominale incubatrice che possiedono solo i maschi (per capirci, come se fosse il marsupio del canguro). I maschi, così, portano le uova per circa un mese. Al momento della schiusa il maschio espelle i piccoli in ripetute contrazioni che sembrano quasi un parto. Dura alcune ore e i mini cavallucci fuoriescono in gruppi di una ventina.
I piccoli assomigliano completamente ai loro genitori (non ci sono stadi larvali) e non ritorneranno mai nella tasca del padre.
Anche le fasi del corteggiamento sono molto interessanti. Quando un maschio incontra una femmina disposta ad accoppiarsi, questa sollevando il capo lo invita a risalire verso la superficie che raggiungono direttamente o girando attorno l’un l’altro in carosello. Il trasferimento delle uova si effettua di solito durante la risalita: si girano ad un tratto ventre contro ventre e la femmina introduce la papilla genitale, estroflessa in avanti di 3 – 4 mm, nell’apertura della tasca del maschio. La femmina inserisce moltissime uova, circa 200.
Piaciuto l'articolo? Condividilo!
Articoli correlati
Festa del papà: il cavalluccio marino è “un super papà” ma è strage. L’Acquario di Genova cerca di salvarli
Col loro nuoto buffo, con le loro salite e discese in verticale, con la loro coda che si arriccia tra le alghe e le gorgonie: i cavallucci marini conquistano anche lo sguardo più distratto verso il mondo marino. Ma questa loro capacità di suscitare simpatia ed empatia non è sufficiente per la loro salvaguardia. In molte aree del Pianeta è strage di cavallucci marini. Molte delle 46 specie di cavalluccio marino che esistono sono considerate a rischio di estinzione (vedi tabella IUCN, in fondo all’articolo).
Cavallucci marini: destinazione Asia
Da una parte c’è la medicina tradizionale asiatica che attribuisce a questi pesci virtù afrodisiache o curative. I cavallucci marini macinati all’interno di zuppe curerebbero cancro, problemi renali oppure infertilità e impotenza; dall’altra questi animali sono vittime del mercato dei souvenir che li trasforma in oggettistica come portachiavi oppure del mercato alimentare che li macera nell’alcol per lunghi periodi per ottenere un particolare liquore.
Le cifre ogni volta che si parla di “traffico di animali” sono da capogiro: sul mercato cinese i cavallucci marini vengono venduti a oltre 1000 dollari al chilo e la colpa è anche dell’Italia. Tra le zone epicentro di questa strage si annoverano anche il Sud America, la Spagna e il Portogallo. Si stima un traffico di 60milioni di cavallucci ogni anno. Per degli animali che vivono intorno ai 5 anni e che si riproducono in primavera e autunno, indebolire le loro popolazioni potrebbe avere conseguenze fatali.
Cavallucci marini: pescati in Puglia
C’è una zona di Italia che ha visto un vero tracollo per le specie di cavalluccio marino che abitano le nostre acque ed è la Puglia. Nel mar Piccolo di Taranto le due specie nostrane, il cavalluccio marino camuso (Hippocampus hippocampus) e il cavalluccio marino dal muso lungo (Hippocampus guttulatus), hanno visto un declino di quasi il 90% dal 2016 in avanti. E stiamo parlando di un’area che vantava una delle più grandi popolazioni di cavallucci marini del mar Mediterraneo. Purtroppo imprenditori asiatici stipulano accordi con i pescatori locali italiani per foraggiare il mercato orientale “ghiotto” di cavallucci marini. Si tratta di un vero e proprio “Ecoreato” che vede all’opera dei bracconieri.
Acquario di Genova: il progetto per salvarli
Un tentativo di risposta per far fronte a questo dramma arriva dall’Acquario di Genova, gestito da Costa Edutainment. Insieme al Comune di Taranto, al Consiglio Nazionale delle Ricerche e all’Università degli Studi di Bari è stato messo a punto un progetto di conservazione per risollevare le popolazioni pugliesi così colpite.
Da alcuni mesi, provenienti da Taranto sono arrivate nelle vasche curatoriali dell’Acquario ligure diverse coppie di cavallucci adulti della specie “Hippocampus guttulatus“. La riproduzione e le prime fasi della crescita, che sono quelle più delicate, verranno tenute sotto controllo dallo staff dell’Acquario di Genova. Obiettivo è ottenere più cavallucci possibili da rilasciare negli anni nel loro ambiente naturale.
Dove saranno liberati?
Non appena i cavallucci avranno raggiunto la taglia di sub adulti verranno reintrodotti nel mar Piccolo, luogo di provenienza dei genitori. Ma, chiaramente, per assicurarsi che il rilascio vada a buon fine, saranno posti in aree sorvegliate in cui si effettuerà un monitoraggio per due anni. Precisamente sono state individuate aree idonee all’interno del Parco Naturale Regionale “Mar Piccolo” di Taranto.
Sono il CNR e l’Università degli Studi di Bari, gli altri due protagonisti del progetto, a cui spetta il monitoraggio delle popolazioni di cavallucci sia nel momento antecedente al prelievo sia nel momento di reinserimento degli esemplari riprodotti. A loro sono affidate anche tutte le analisi genetiche.
Acquario di Genova: nuove vasche
Chi visiterà l’Acquario di Genova vedrà all’interno della Sala delle Murene il nuovo allestimento sui Cavallucci Marini. Potrà così informarsi attraverso i pannelli esplicativi del progetto ed imbattersi in due nuove vasche che affiancano gli ormai familiari cavallucci marini panciuti (provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda). Una nuova vasca presenta dei cavallucci marini rappresentanti del gruppo di Taranto, mentre l’altra è dedicata agli stranissimi Pesci ago, una specie imparentata coi cavallucci marini.
Come si riproducono? Un super papà che “partorisce”
Uno degli aspetti che più affascina sui cavallucci marini è il fatto che si tratta di uno dei pochi esempi in natura di “mammo”, nel senso che il cavalluccio marino è un super papà. La femmina depone le uova all’interno della tasca addominale incubatrice che possiedono solo i maschi (per capirci, come se fosse il marsupio del canguro). I maschi, così, portano le uova per circa un mese. Al momento della schiusa il maschio espelle i piccoli in ripetute contrazioni che sembrano quasi un parto. Dura alcune ore e i mini cavallucci fuoriescono in gruppi di una ventina.
I piccoli assomigliano completamente ai loro genitori (non ci sono stadi larvali) e non ritorneranno mai nella tasca del padre.
Anche le fasi del corteggiamento sono molto interessanti. Quando un maschio incontra una femmina disposta ad accoppiarsi, questa sollevando il capo lo invita a risalire verso la superficie che raggiungono direttamente o girando attorno l’un l’altro in carosello. Il trasferimento delle uova si effettua di solito durante la risalita: si girano ad un tratto ventre contro ventre e la femmina introduce la papilla genitale, estroflessa in avanti di 3 – 4 mm, nell’apertura della tasca del maschio. La femmina inserisce moltissime uova, circa 200.